Ancora lontano un accordo che soddisfi le parti. Scadenza fissata per il 30 ottobre.
Otto round di estenuanti trattative nelle ultime tre settimane non hanno prodotto nessun tipo di accordo commerciale tra Cina e Unione Europea. La discussione per applicare dei dazi sull’importazione di auto elettriche cinesi anima i paesi membri dell’Ue, viste le diverse posizioni presenti: la settimana scorsa i 27 paesi dell’Ue si sono divisi in tre blocchi sul voto chiamato ad avvallare o bocciare la costituzione di dazi tra il 7,8% e il 35,3% riguardo le e-car cinesi (la tariffa andrebbe ad aggiungersi a un dazio del 10% già applicato). Come hanno votato i 27? Ci sono stati 10 sì (tra cui Francia e Italia), 5 no (capeggiati dalla Germania) e 12 astenuti (c’è la presenza della Spagna). L’Ue non è affatto coesa nell’applicare prelievi al Dragone che compensino l’effetto dei sussidi che elargisce alla filiera dell’auto a batteria cinese. “Si è ancora lontani da una soluzione reciprocamente accettabile” ha affermato in una nota il ministero del Commercio cinese sulle trattative in corso, concludendo poi con un augurio per cui ci si possa “venire incontro a metà strada”. La decisione finale spetterà alla Commissione europea entro il 30 ottobre, non è rimasto troppo tempo, ma entrambe le parti fanno sapere che le trattative continueranno anche in caso di applicazione dei dazi. I dialoghi Ue-Cina proseguono, la volontà di consolidare e ampliare i risultati finora raggiunti non va messo in dubbio, ma i nodi da risolvere rimangono ancora molti.
Da parte del governo cinese persiste la speranza che i tecnici europei visitino la Cina al più presto possibile, accelerando così le consultazioni in maniera costruttiva per raggiungere un accordo che soddisfi tutti; tuttavia, Ue e Cina non si stanno risparmiando in quella che è una vera e propria guerra commerciale. In merito alle manovre di Bruxelles sul mercato auto-elettrico cinese Pechino ha istituito dei dazi per tariffe temporanee fino al 39% sull’importazione di brandy dall’Ue, una mossa che sta mettendo in grave difficoltà la produzione europea. Dal canto suo l’Ue ha già fatto ricorso al Wto (organizzazione mondiale del commercio), ma da Pechino fanno sapere che un’ulteriore controrisposta sarebbe quella di coinvolgere altri settori dell’export europeo: carne di maiale, formaggi e auto di grossa cilindrata. Senza risparmio di colpi l’UE ha già avviato indagini sulla legittimità dei sussidi cinesi in ambito di fonti energetiche rinnovabili come pannelli solari o turbine eoliche; al contempo il governo cinese ha avviato un’indagine simile sulle importazioni di brandy dell’Ue, visto che il ministero del Commercio cinese si è dimostrato preoccupato per la tenuta dell’industria nazionale cinese a causa di attività di dumping da parte del mercato europeo.
Proprio per allentare queste tensioni commerciali, i più importanti produttori di veicoli cinesi avevano proposto alla Commissione europea di fissare un prezzo minimo per compensare i sussidi governativi che finanziano il mercato automobilistico. Proposta respinta, con un portavoce della Commissione che si è espresso così: “il nostro esame si è concentrato sulla possibilità che le proposte elimino gli effetti pregiudizievoli delle sovvenzioni che possano essere efficacemente monitorate e applicate”. In sostanza, la Commissione non ha valutato soddisfacenti le proposte ricevute.
Vedremo se prevarrà la volontà di un accordo che soddisfi le due parti, per ora la trattativa non è di certo in discesa.