Nella transizione energetica, decarbonizzare il settore automobilistico è fondamentale. Ma questa transizione dev’essere ragionevole e sostenibile, non solo nella sua accezione di “green”, ma nell’interezza del suo significato, che include anche la dimensione sociale ed economica.

Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, per quanto riguarda il trasporto su strada in Europa, le autovetture sono tra i mezzi più inquinanti, considerando che generano il 60,7% del totale delle emissioni di CO2. Il 2035 è la data in cui è fissata la rivoluzione: a febbraio 2023 l’Ue ha approvato in via definitiva il nuovo regolamento che stabilisce il blocco alla vendita di vetture con motore a combustione nei 27 Paesi dell’Ue a partire, appunto, dal 1° gennaio 2035. Le uniche auto a benzina o a diesel che derogano al regolamento sono quelle alimentate con e-fuels, ovvero dei combustibili rinnovabili di origine non biologica. Restano esclusi, almeno per ora, i biocarburanti, che l’Italia (che ne è produttrice), avrebbe voluto fossero affiancati ai combustibili sintetici. Il divieto riguarderà solo i veicoli nuovi venduti dopo il 1° gennaio 2035, mentre quelli immatricolati prima di tale data potranno continuare a circolare liberamente. Il regolamento rientra nel piano “Fit for 55”, un insieme di proposte volte a rivedere e aggiornare le normative Ue al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

L’iter di approvazione della legge è stato insidioso e burrascoso per le sfide di adeguamento e di riconversione industriale che, fisiologicamente porta con sé. La sfida che l’Ue deve affrontare è quella di assicurare una transizione resiliente che permetta all’Europa di riguadagnare la competitività sul mercato globale e che al tempo stesso non metta in ginocchio il settore dell’auto “tradizionale”. Questa è la crociata del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso: coniugare sostenibilità ambientale e industriale.

A questo scopo, lo scorso 28 novembre Urso ha presentato a Bruxelles, nell’ambito del Consiglio Competitività, un non paper sull’automotive redatto insieme all’omologo ceco e firmato anche da Austria, Bulgaria, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia. Il documento si pone l’obiettivo di riesaminare le modalità che porteranno allo stop ai motori endotermici nel 2035 e di anticipare l’attivazione della clausola di revisione del regolamento europeo sulle emissioni di CO2 dei veicoli leggeri attualmente prevista per il 2026, al primo semestre del 2025 I Paesi chiedono inoltre di anticipare anche la revisione degli standard di emissione dei veicoli pesanti, attualmente fissata al 2027. Il ministro precisa che termine e target non vengono messi in discussione, ma per rispettarli è necessaria una revisione tempestiva del regolamento per renderli realisticamente raggiungibili.

Un’altra delle richieste riguardal’adozione di un principio di neutralità tecnologica, ripreso anche dal rapporto Draghi, per includere “una più ampia gamma di soluzioni per veicoli puliti oltre ai veicoli elettrici (BEV) a batteria e all’idrogeno, compresi i motori a combustione interna alimentati in modo sostenibile che dovrebbero essere presi in considerazione attraverso il corretto utilizzo di propulsori alternativi”.

Il PPE, il gruppo più numeroso dell’Europarlamento, condivide la posizione italiana e nel suo position paper reitera la proposta di revisione della legislazione sul divieto già dal 2025 anziché dal 2026 e abbraccia la “neutralità tecnologica come principio guida fondamentale”, proponendo dunque di includere nella transizione energetica anche i carburanti alternativi come i biocarburanti e i carburanti sintetici oltre all’elettrico. Il gruppo propone inoltre di alleggerire la pressione sui produttori automobilistici che potrebbero subire sanzioni a causa del mancato rispetto delle normative sulle emissioni di CO2.

Generalmente, si concorda che l’elettrificazione dei veicoli sia indispensabile per raggiungere gli obiettivi climatici e ridurre la dipendenza dal petrolio e attualmente sembra essere l’alternativa più gettonata, almeno sulla carta. Per far sì che lo diventi anche nella pratica, l’Europa deve rendere accessibili i BEV per favorirne la democratizzazione. Infatti, attualmente i costi dell’elettrico sono maggiori rispetto a quelli dei veicoli a combustione, il che non incentiva il loro acquisto, tuttavia si stima che il suo funzionamento costerebbe il 36% in meno, considerando i prezzi piuttosto elevati di benzina e diesel.

Guardando i numeri, l’ACEA (Associazione dei costruttori europei di automobili), afferma che il mercato si trova in una situazione stazionaria. A novembre si è registrato un calo, con una quota di mercato che è scesa al 15% rispetto al 16,3% dell’anno precedente. Questa riduzione è la conseguenza di una forte diminuzione delle immatricolazioni in Francia e in Germania.

La massima fiducia nell’elettrico viene però “tradita” quando ci si ricorda che le batterie per auto elettriche sono altamente inquinanti, a partire dal loro processo di estrazione. Infatti, spesso si tende a considerare solo le emissioni durante la vita del veicolo, ignorando il processo di estrazione e raffinazione delle materie prime che rappresenta circa il 40% delle emissioni totali di una batteria di auto elettrica. Questa è una questione che viene affrontata da anni e che ha dato vita al Regolamento Ue 2023/1542 volto a garantire la massima durata delle. Un altro modo di gestire il problema è aumentando il riciclaggio dei componenti delle batterie. Il Regolamento afferma che alla fine del 2025, tutte le batterie al litio utilizzate nelle auto elettriche, e anche quelle ibride plug-in, dovranno poter essere riciclate fino al 65% della loro capacità media.

Considerando questi scenari, oltre alla pressione probabilmente insostenibile sulla disponibilità delle materie prime critiche che compongono le batterie è importante aprirsi anche ad altre alternative, abbracciando così la neutralità tecnologica. A gennaio è fissato in Commissione Ue il dialogo strategico che progetterà strategie e soluzioni concrete per supportare la competitività globale della produzione automobilistica in Europa.

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