Non si è ancora insediato alla Casa Bianca, ma i leader europei non si stanno risparmiando nelle avance verso Donald Trump. Tutti i maggiori capi di stato UE ambiscono a essere il punto di riferimento europeo del tycoon newyorkese. Ed ecco che in questa settimana c’è stata una vera e propria gara di corteggiamento tra Emmanuel Macron, Giorgia Meloni e Viktor Orbán: uno spettacolo che ha riprovato l’inconsistenza della politica europea evidenziandone una certa sudditanza.
All’inaugurazione a Parigi Notre Dame di sabato 7 dicembre Macron ha reso l’evento un vero e proprio incontro diplomatico a tre con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il capo di Stato francese ha addirittura messo Trump al suo fianco durante l’evento (conscio di quanto sia sensibile a certe attenzioni), eppure il prossimo coinquilino della Casa Bianca si è mostrato insofferente durante la cerimonia, quasi a voler dimostrare a Macron di non essere raggirabile.
D’altro canto, Trump si è mostrato entusiasta nell’incontrare Giorgia Meloni all’Eliseo una volta conclusa la cerimonia. La foto su X sorridente non dava spazio ad alcun dubbio: “siamo andati molto d’accordo”, ha tenuto a ribadire in un elogio pubblicato sul New York Post.
Chissà se Orbán si è indispettito con tutte queste avance visto che, a differenza di molti altri leder europei decisamente più cauti duranti la campagna elettorale americana, non ha mai nascosto il suo apprezzamento per il candidato repubblicano. Tra i capi di stato Ue Orbán è stato il primo a congratularsi con Trump per la sua rielezione, sottolineando la stima da sempre provata per Trump. Ed ecco che questa contesa sentimentale ha fatto sì che Macron non invitasse il premier ungherese a Parigi. Come risposta Orbán è andato a trovare Trump nella sua residenza in Florida, dove c’era anche Elon Musk, dove hanno trascorso un intero pomeriggio documentato su X.
In questa corsa al cuore di Trump, l’Europa sta mostrando tutta la sua debolezza e la sua divisone. Di sua risposta Trump non fa niente per evitare che non ci sia una voce univoca europea a rapportarsi con lui, anzi non sembra fare altro che incoraggiare il frazionamento europeo.
Chi cerca di compattare l’Europa è chi in Europa non ci sta: “È assolutamente chiaro che l’instaurazione di una vera pace e di una garanzia di sicurezza richiede la determinazione dell’America, l’unità dell’Europa e l’impegno incrollabile di tutti i partner verso gli obiettivi e i principi della Carta delle Nazioni Unite” ha detto Zelensky. “Nessuno deve promuovere la propria immagine personale a scapito dell’unità; tutti devono concentrarsi su un successo comune. L’unità in Europa è sempre stata la chiave per raggiungere questo obiettivo. Non si può discutere della guerra della Russia contro l’Ucraina senza l’Ucraina”.
Nell’agire disordinato degli Stati membri dell’Ue, anche Ursula Von der Leyen guida la politica europea autonomamente. La sua decisione di recarsi a Montevideo dopo aver nascosto fino all’ultimo le sue intenzioni di ratificare un accordo di libero scambio tra Ue e i paesi del Mercosur, trattato respinto da Francia e altri paesi, è stato considerato un grave errore di valutazione tanto da far arrabbiare Macron. Di conseguenza il presidente francese non l’ha invitata all’inaugurazione di Notre Dame.
Von der Leyen ha un compito ben più difficile attualmente e cioè di allentare le tensioni tra Trump e la Germania. Trump non ha mai nascosto di non tollerare la Germania già dei tempi di Merkel, fin dal suo primo mandato. Gli ottimi rapporti instaurati con l’amministrazione Biden e il suo consigliere per la sicurezza Jack Sullivan rischiano di mettere la presidente della Commissione europea in una posizione difficile quando dovrà trattare con Washington per i dazi sulle auto tedesche.
Questi deboli e difficili rapporti di forza tra i leader europei e le sue istituzioni continuano incessanti: ogni giorno l’Europa è sempre più debole. È un po’ la posizione dell’ex presidente del consiglio Enrico Letta il quale ha sostenuto di come l’elezione di Trump sia stata una doccia gelata per gli europei: “La brutalità di Trump potrebbe costringerci ad affrontare finalmente la verità. E la verità è che frammentati in 27 siamo tutti piccoli paesi in un mondo di giganti. Solo se saremo integrati, potremo reggere economicamente il confronto con gli Stati Uniti e la Cina”. Solo i più ottimisti vedono in Trump un presupposto di coesione europeo.
Ma la verità è che l’Europa è attualmente a corto di leader politici per cui si è creato un vero e proprio vuoto politico. La Germania è in piena campagna elettorale mentre la Francia è logorata da una crisi politica. Nel frattempo che si riequilibrino i due paesi portanti della politica europea (e non è detto che i futuri equilibri siano vantaggiosi per l’Europa), questo valzer di innamorati non cesserà. Il dubbio è chiedersi chi sarà il prossimo.