Un banco di prova per un Paese fino ad oggi abituato a non spendere, a spendere molto in progetti poco strategici. Oltre ai fondi, le riforme sono destinate a cambiare radicalmente l’Italia.
Eppur si muove. Dopo essere passato di mano per tre governi e altrettante priorità, il Pnrr sta tornando a essere una leva per il rilancio strutturale del Paese, sia attraverso gli investimenti veri e propri e soprattutto mirati, in segmenti cardine come l’energia o le infrastrutture (digitali e non), sia attraverso le riforme (66 dopo la revisione, tra orizzontali, abilitanti e settoriali) che lo accompagnano.
Il mutato contesto geo-economico ha imposto una non semplice e non indolore revisione del piano, concentrata nella terza e quarta rata; le successive dovrebbero dunque essere più veloci. Le critiche, in particolar modo di Ance e Cresme, si appuntano sui progetti per il contrasto al rischio idrogeologico visto che le risorse scendono da 2,5 miliardi a 1,54 ma anche sulla sanità o sugli asili nido, anche se in quest’ultimo caso giova precisare che i fondi sono da sempre destinati alla costruzione di nuovi asilo e non all’ammodernamento.
Il via libera da parte della Commissione Europa ha portato altri 16,5 miliardi all’Italia che così supera i 100 miliardi complessivi fino ad oggi. Le stime confermano l’impatto positivo, e strutturale, sul Pil: circa tre punti percentuali fino al 2026. Fino ad oggi, prima della quarta rata, l’Italia ha centrato il 28% degli impegni, come si apprende da sito della Commissione Europea.
Il Pnrr ha richiesto uno sforzo legislativo non indifferente, considerando le riforme, oggi 66 dopo l’aggiunta di ulteriori 7, concentrate soprattutto nel settore della pubblica amministrazione, dove ce ne sono alcune in ritardo (una su tutte quella sui pagamenti della PA da portare a massimo 30 giorni), della transizione ecologica – con un focus particolare all’energia – ma anche della scuola, dell’università e della ricerca.
Ad ogni modo, con i suoi modi e tempi, il Sistema Italia sta rispondendo alla sfida e ha dimostrato di saperla portare avanti anche dopo eventi globali non prevedibili. I frutti si iniziano a intravedere già adesso ma è certo che il Paese uscirà rinnovato dalla piena attuazione del Piano.
Di Lorenzo Somigli